Album: Marc Cohn
Anno: 1991
Anno: 1991
Chi l'ha detto che le meteore sono tutte uguali?
Beh chiunque sia, è scemo.
Ci sono certi artisti che proprio non si prestano a numeroni da classifica, e meno male.
È il caso del cantautorato americano raffinato, quello che ti aspetti di trovare nei piccoli jazz club del Greenwich Village. Album dal sound variegato e ragionato e da testi elaborati spesso da analizzare.
Ovviamente, può capitare che anche questo genere di artisti azzecchi una hit da radio, che gli garantisce grandi numeri per diversi mesi, svariati riconoscimenti e magari qualche premio per il miglior artista emergente.
Tutto ciò fa curriculum e soldi, ma a qualcuno che ragioni in quanto artista può star stretto alla lunga.
È il caso del cantautorato americano raffinato, quello che ti aspetti di trovare nei piccoli jazz club del Greenwich Village. Album dal sound variegato e ragionato e da testi elaborati spesso da analizzare.
Ovviamente, può capitare che anche questo genere di artisti azzecchi una hit da radio, che gli garantisce grandi numeri per diversi mesi, svariati riconoscimenti e magari qualche premio per il miglior artista emergente.
Tutto ciò fa curriculum e soldi, ma a qualcuno che ragioni in quanto artista può star stretto alla lunga.
Marc Cohn è tra questi. Viene dall'Ohio e ad inizio anni 90 ha conquistato le classifiche, soprattutto americane, con un album che si chiama come lui, trainato dal successo del pezzone Walking In Memphis, che se sei un vero americano non puoi non conoscere (chissà se, per parcondicio, qualche cantante di Memphis ha fatto una canzone sull'Ohio).
Genere musicale: a metà strada tra quel westcoast rock con influenze country e il cantautorato americano stile Bruce Springsteen e Joni Mitchell. Un bellissimo giro di pianoforte.
Gli altri singoli estratti dall'album, Silver Thunderbird e True Companion, sono piacevoli all'udito tanto quanto e hanno ognuna la propria storia da raccontare: Marc, il pianoforte e poco altro.
Genere musicale: a metà strada tra quel westcoast rock con influenze country e il cantautorato americano stile Bruce Springsteen e Joni Mitchell. Un bellissimo giro di pianoforte.
Gli altri singoli estratti dall'album, Silver Thunderbird e True Companion, sono piacevoli all'udito tanto quanto e hanno ognuna la propria storia da raccontare: Marc, il pianoforte e poco altro.
Ma è su Ghost Train che voglio spendere qualche parola in più. Un accenno di beat lento tenuto in piedi da appena un paio di note, Marc che cantando trasmette spensieratezza mista ad un velo di malinconia, che poi si trasforma in puro groppo in gola quando scopri che la canzone parla della morte di sua madre, e della presa di coscienza, molto prematuramente, del fatto che le cose brutte non capitano solo agli altri.
Non appena lo scopri, la ascolti sempre con spensieratezza, certo, quella che trasmette ogni volta, ma con più consapevolezza.
Non appena lo scopri, la ascolti sempre con spensieratezza, certo, quella che trasmette ogni volta, ma con più consapevolezza.
Nel 2005 un'altra grande sventura ha visto Cohn rimanere ferito da un colpo di pistola mentre tentavano di rubare l'autobus del suo tour. Si è salvato e dimesso il giorno dopo, pronto a ricominciare.
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